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Vene Varicose: visita medica e terapie

Vene varicose: la visita medica

La visita medica permette di individure la terapia più opportuna per ciascun caso, scegliendo tra compressione elastica, terapia farmacologica, chirurgia tradizionale ablativa (con l’asportazione della vena), non ablativa (mediante luce Laser o RadioFrequenza), correttiva (con eliminazione dei reflussi anomali) o conservativa non chirurgica (terapia sclerosante o la più recente TRAP), da sole o associate.

L’indagine con un apparecchio ad ultrasuoni (Doppler) permette di puntualizzare lo stato della vena, in modo che la scelta terapeutica sia conseguenza non di valutazioni estetiche (brutta vena = intervento chirurgico) ma funzionali, basate sullo stato della parete e delle valvole.

Vene varicose: le terapie

L'attuale tendenza è di ricorrere meno frequentemente all’asportazione della vena varicosa (stripping della vena safena o flebectomia di vene collaterali), per evitare di favorire la comparsa di vene varicose successive.

Nell'ottica di soluzioni più conservative sono la valvuloplastica esterna safeno-femorale per il ripristino della normale funzione valvolare (continenenza) e la C.H.I.V.A. (Cure Conservatrice et Haemodinamique de l'Insuffisance Veineuse en Ambulatorie), quest’ultima basata sulla divisione della safena varicosa in diversi segmenti, capaci di svuotarsi attraverso le vene perforantinelle vene profonde, grazie all'azione aspirante dei muscoli del polpaccio. E’ anche possibile ottenere la semplice chiusura della vena varicosa mediante applicazione chirurgica di Radiofrequenza (Closure) o di una luce Laser (EVLT: Endo Venous Laser Treatment), senza l’asportazione della vena.

Tuttavia la terapia conservativa per eccellenza resta la terapia iniettiva, che dall'avvento della "schiuma" farmacologica ha enormemente aumentato la propria capacità terapeutica, non inferiore per efficacia alle terapie chirurgiche sopra menzionate, come evidenziato anche da un fondamentale studio francese controllato a 3 anni. (R. Milleret. Phlébologie 2004; 57, n° 1: 15-18)

Solo valutazioni funzionali (cioè basate sullo stato della parete venosa e delle valvole interne) e mai estetiche (brutta vena varicosa = intervento chirurgico) devono condizionare la scelta della terapia.

Terapia conservativa

  • Per i capillari (teleangectasie)

La terapia iniettiva rappresenta la migliore terapia, in termini di risultati e costi.

Consiste nell'iniezione di un farmaco che, provocando la contrazione del capillare lungo tutta la sua estensione, ne determina la scomparsa nelle settimane successive.

Il passaggio del farmaco in una piccola vena situata nello strato più basso della pelle (venula papillare) garantisce il successo della terapia.

  • Per le vene varicose

Da alcuni anni la terapia conservativa per le vene varicose, basata sull’azione della schiuma farmacologica, ottiene ampi consensi, grazie a risultati prima impensabili per una terapia non chirurgica.

Basata sull'iniezione di una schiuma farmacologica nella vena varicosa interessata, permette di ridurne il calibro agendo anche sui reflussi da cui origina, mediante una sclerosi non occlusiva (TRAP).

Il ripristino del diametro venoso e il recupero funzionale della vena varicosa sono gli obiettivi anche della terapia combinata shrinkage (in inglese: restringimento), mediante laser olmio o riboflavina.

Risultati soddisfacenti e finalità non occlusive sono senza dubbio la chiave di volta nella terapia delle vene varicose.

Circolazione venosa e cellulite

La cellulite (PEFS), di interesse quasi esclusivamente femminile, è dovuta a cause alimentari, ormonali (gravidanza compresa), a sedentarietà o a scarsa attività fisica, che producono - da sole o associate - un rallentamento circolatorio e la riduzione degli scambi metabolici tra capillari e tessuto adiposo, che si impregna di liquidi.

La PEFS (PannicolopatiaEdemoFibroSclerotica) che ne scaturisce può presentare 4 stadi evolutivi - presenti anche nello stesso soggetto - che corrispondono alla progressione del processo in atto.

In molte parti del corpo il grasso è disposto in 2 strati, divisi da una sottilissima membrana: quello superiore è formato da gruppi di poche cellule verticali contenute da sottili fibre, mentre quello inferiore è composto da cellule orizzontali disposte in più strati.

Dalla diversa organizzazione delle cellule scaturisce che l’alterazione dello strato superiore provoca la nota “cellulite” con l’aspetto a buccia di arancia, mentre quella dello strato inferiore comporta ispessimento dell’adipe con aumento dei profili corporei.

La presenza della membrana impermeabile tra i due strati adiposi spiega la sensibilità dello strato superiore ai trattamenti di superficie (attività fisica, massaggi, mesoterapia ed altro), ai quali lo strato inferiore è sempre risultato tradizionalmente insensibile, necessitando di metodiche più specifiche, chirurgiche e non.

Alvise Cavallini, Giorgio Spreafico, Simone Ugo Urso

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